26 gennaio 2015

Guiro esplorò anche questioni di legge

Questo scritto fu trovato nel 2143 in una cassapanca di una cantina di un edificio diroccato, a New York (più precisamente nei pressi di un laboratorio di riparazione di stivali da cowboy). Porta la firma di Guiro da Panama, ma approfondite analisi calligrafiche hanno accertato che tale firma, ancora una volta, non è stata vergata di suo pugno. Con questa sono 137 le firme diverse di Guiro da Panama. Analisi del tratto hanno altresì mostrato che la pergamena deve essere stata scritta con una penna d'oca; l'inchiostro ha permesso di datare lo scritto intorno al 17 marzo dell'anno 2037, probabilmente alle ore 19.37 e 10 secondi circa; tuttavia il testo parla di fatti avvenuti dopo tale anno (e nel futuro rispetto al ritrovamento). Perciò alcuni studiosi sono convinti che Guiro fosse in grado di vedere ciò che la linea del tempo ancora non aveva superato; come noto, però, l'ipotesi più accredita è un'altra, cioè che, banalmente, Guiro sia in grado di viaggiare nel tempo, preferendo poi scrivere le proprie testimonianze in un altrove spazio-temporale.

Ieri Tjismudl Jumnit III, nella sua consueta rubrica online, ha narrato un episodio interessante. La questione, così come ci è stata raccontata, è la seguente: Elma Gayard, ex impiegata dell'innovativo ufficio oggetti smarriti della stazione della subway all'incrocio tra la settantasettesima e Lexington Avenue (Lenox Hill Hospital), tratta che trasporta all'anno quasi 19456237 persone e non meno di 101005 animali, ha fatto chiamare, come testimone per il processo in cui richiede i danni morali e materiali seguenti il suo licenziamento, Bridge-hit Partot, all'epoca dei fatti capo del personale della fermata e per un periodo anche dirigente dei lavori tecnici di ammodernamento dell'ufficio in questione, con lo scopo di confermare che la prestazione lavorativa della Gayard fu in essere, anche se con diverse competenze, dal 3 gennaio 2153 al 23 giugno 2161, cioè per più di 7 anni, la qual cosa avrebbe dovuto comportare, secondo l'UUSA (Universal Unemployment Solving Act), il reintegro automatico della risorsa nel caso in cui la società avesse avuto bisogno di uguali competenze, circostanza che in effetti si realizzò poiché, come riporta Jumnit III nel servizio, la società, dopo aver licenziato la Gayard, assunse Jedlis Ko, studente, per espletare compiti uguali ma a metà del salario percepito dalla Gayard. Herbert Flylow, in vece della società, la NYUITS (New York Universal Integrated Transportation System), nega che la Gayard abbia lavorato per più di sei mesi consecutivi e che pertanto non si possa applicare l'UUSA.

Ora, si dà il caso che Bridge-hit Partot, CEO della NYUITS, è chiamata a dare testimonianza di eventi e situazioni durature che, una volta confermate, porteranno un danno economico e d'immagine alla società; perché infatti, se è vero ciò che sostiene Elma Gayard, cioè che abbia lavorato per oltre 7 anni come una regolare impiegata della NYUITS, timbrando l'entrata e l'uscita, concordando ferie e turni come addetta e responsabile di un particolare servizio, pur essendo registrata soltanto come collaboratrice temporanea e saltuaria, allora non solo vale quanto stabilisce l'UUSA, ma verrebbe allo scoperto un modo di operare truffaldino e potrebbe persino iniziare un'indagine più approfondita volta a stabilire se sia una prassi consolidata o piuttosto un'eccezione quella di assumere dei collaboratori temporanei ma far loro lavorare come dipendenti e dunque con gli stessi obblighi e responsabilità, ma non con gli stessi diritti.

Bridge-hit Partot si trova dunque nella situazione in cui, assunte come giustificate le richieste della Gayard e assunto il fatto che lo siano poiché le condizioni sotto le quali è valido l'UUSA sono verificate, se dice il vero, crea all'azienda un danno che potrebbe costargli la carriera, mentre se dice il falso potrebbe doverne rispondere davanti alla giustizia e al tribunale degli uomini, e dovrà inoltre fare i conti con la propria coscienza, macchiata dalla menzogna indotta dalla fedeltà aziendale e dall'omertà funzionale alla sua carriera. Per lei non resta che una opzione, cioè quella del silenzio; eppure voglio qui porre l'accento sull'assurdità, squisitamente giurisprudenziale, di considerare il silenzio come mancanza di informazione in merito alla vicenda. Infatti credo che il silenzio valga come conferma del fatto che la Gayard non menta e che la NYUITS abbia effettivamente usato con lei una pratica scorretta e illegale, secondo le norme vigenti, al fine di evitare gli obblighi di legge derivanti dall'UUSA.

Se la Gayard mentisse, allora alla Partot converrebbe certamente e con fermezza confermare quanto già la società, tramite il legale Herbert Flylow, ha voluto ribadire, cioè che la Gayard non abbia lavorato per più di sei mesi consecutivi per la New York Universal Integrated Transportation System. Se invece la Gayard dicesse la verità, allora alla Partot non resterebbe che avvalersi della facoltà di non rispondere, perché, qualora confermasse quanto affermato dal Flylow e dunque dalla società, starebbe dichiarando il falso, e ciò costituisce un reato di cui lei è ben consapevole e desiderosa di evitarne le conseguenze sia legali che morali; d'altra parte, se invece decidesse di parlare e fornire la sua testimonianza, questa confermerebbe le dichiarazioni della Gayard e farebbe perdere la causa alla società della quale la Partot è CEO e questa sua scelta, sebbene contribuente all'accertamento della verità, che dovrebbe essere lo scopo di ogni essere umano, sia innanzi alla legge che innanzi il proprio pensiero, le costerebbe il posto e sarebbe anche, molto probabilmente, di ostacolo al suo inserimento in altre posizioni simili presso altre società, poiché è una legge non scritta, e moralmente discutibile, che si debba fedeltà all'azienda e questo vincolo è tanto più forte quanto la posizione occupata è di rilievo, fino al punto in cui l'avanzamento di carriera diventa uno strumento, per le grandi società, di assicurarsi il silenzio di coloro che, avendo occupato in precedenza certe posizioni, sono venuti a conoscenza di alcuni dettagli intimi, così potremmo definirli, che la società è interessata a mantenere segreti. Dunque se la Partot confermasse le dichiarazioni della Gayard, ciò significherebbe, per lei, la rinuncia sia alla sua sudata carriera presso la NYUITS, sia alla sua ambizione, che la porterebbe a cercare una simile posizione di potere all'interno di un'altra società, sia al suo stile di vita, reso possibile dall'elevato salario guadagnato con il suo titolo.

Giacché abbiamo visto che il silenzio della Partot avrebbe senso solo in un caso, cioè qualora voglia evitare di mentire, ovvero dare falsa testimonianza, perché ciò costituirebbe un reato per il quale potrebbe essere, in seguito, perseguita e potrebbe esserlo dacché, presumiamo, la società (o la Partot soltanto) non è certa di avere il perfetto controllo dell'informazione che può verificare la veridicità delle parole della Gayard, cioè non è certa di vincere la causa impedendo che la verità venga a galla «oltre ogni ragionevole dubbio», ed evitare di dire la verità, perché questa lederebbe i suoi propri interessi e contemporaneamente quelli della società di cui è CEO, credo che gli avvocati della Gayard, ma anche e soprattutto la Giuria e l'opinione pubblica, dovrebbero vedere la richiesta di avvalersi della facoltà di non rispondere non come assenza di informazione, senza la quale, per inciso, pare che il processo non possa concludersi in altro modo che con l'assoluzione della società, bensì come una conferma del fatto che la Gayard stia dicendo il vero, perché infatti, se così non fosse, la Partot avrebbe tutti i motivi per portare la sua testimonianza, che di fatto ribadirebbe quanto già sostenuto da Flylow.